Avevo già scritto questo post, ma il mio computer (che sia maledetto!) ha cancellato tutto. Odio riscrivere le cose. I quando scrivo parlo dei miei pensieri, entro come in trance e mi lascio trasportare dalle dita che si muovono aglili sulla tastiera. Riscrivere le cose rompe la magia: non posso pensare due volte la stessa cosa, sarebbe come costringersi a ripetere uno stesso sogno! Che ci posso fare? L'articolo su questo libro mi era venuto bene, speriamo di riuscire a ripeterlo...
Ho comprato questo libro affascinata da un brano tratto da esso che ho letto nel mio libro di grammatica. Parlavo dello stupore di Griet nel vedere il suo padrone, pittore di professione, dipingere un quadro dall'inizio, usando colori completamente diversi da quelli che vedeva l'occhio. Lui le aveva spiegato che gli oggetti non avevano semplicemente un solo colore, ma in essi erano presenti altre mille sfaccettature, sfumature di colori che solo un occhio vigile e attento, un occhio da pittore, poteva vedere. Così Griet aveva scoperto che le nuvole non erano solo bianche, ma anche gialle, grigie e azzurre. Anche io, che, come san Tommaso, non ci credo finchè non ci metto il naso, e le cose le devo vedere e verificare, più per curiosità che per mala fede, ho subito provato a cercare i colori "nascosti" del muro del mio soggiorno: bianco, grigio, giallo e persino un po' di verde e di viola! Muro a parte, mi è piaciuto molto questo libro (ma va?). Ho scoperto solo da poco che esso è ispirato ad un vero quadro di Vermeer e che il pittore, appunto, è esistito veramente. Mi sono resa conto di che incredibile ed insolita operazione di scrittura ha compiuto Tracy Chevalier; guardando un guadro non ha semplicemente riferito cosa ci vedeva, non ha cercato di capire cosa voleva comunicare il pittore, ma ha cercato di capire che cosa provasse quella ragazza presente nel quadro e come mai Vermeer avesse deciso di dipingerla. Si è immaginato una ragazza con delle paure, dei desideri, un passato e un futuro, ha provato a descrivere la sua vita, le difficoltà che ha avuto nel farsi ritrarre, le strane sensazioni che provava nell'indossare l'orecchino. Ha dato un significato a quello strano copricapo, ci ha ricamato sopra il pudore e la timidezza di una ragazza costretta a diventare una domestica per ragioni economiche, insomma, ha creato una storia bellissima partendo da un "semplice" quadro e per questo merita la mia approvazione!