domenica 10 ottobre 2010

La ragazza con l'orecchino di perla

Avevo già scritto questo post, ma il mio computer (che sia maledetto!) ha cancellato tutto. Odio riscrivere le cose. I quando scrivo parlo dei miei pensieri, entro come in trance e mi lascio trasportare dalle dita che si muovono aglili sulla tastiera. Riscrivere le cose rompe la magia: non posso pensare due volte la stessa cosa, sarebbe come costringersi a ripetere uno stesso sogno! Che ci posso fare? L'articolo su questo libro mi era venuto bene, speriamo di riuscire a ripeterlo...
Ho comprato questo libro affascinata da un brano tratto da esso che ho letto nel mio libro di grammatica. Parlavo dello stupore di Griet nel vedere il suo padrone, pittore di professione, dipingere un quadro dall'inizio, usando colori completamente diversi da quelli che vedeva l'occhio. Lui le aveva spiegato che gli oggetti non avevano semplicemente un solo colore, ma in essi erano presenti altre mille sfaccettature, sfumature di colori che solo un occhio vigile e attento, un occhio da pittore, poteva vedere. Così Griet aveva scoperto che le nuvole non erano solo bianche, ma anche gialle, grigie e azzurre. Anche io, che, come san Tommaso, non ci credo finchè non ci metto il naso, e le cose le devo vedere e verificare, più per curiosità che per mala fede, ho subito provato a cercare i colori "nascosti" del muro del mio soggiorno: bianco, grigio, giallo e persino un po' di verde e di viola! Muro a parte, mi è piaciuto molto questo libro (ma va?). Ho scoperto solo da poco che esso è ispirato ad un vero quadro di Vermeer e che il pittore, appunto, è esistito veramente. Mi sono resa conto di che incredibile ed insolita operazione di scrittura ha compiuto Tracy Chevalier; guardando un guadro non ha semplicemente riferito cosa ci vedeva, non ha cercato di capire cosa voleva comunicare il pittore, ma ha cercato di capire che cosa provasse quella ragazza presente nel quadro e come mai Vermeer avesse deciso di dipingerla. Si è immaginato una ragazza con delle paure, dei desideri, un passato e un futuro, ha provato a descrivere la sua vita, le difficoltà che ha avuto nel farsi ritrarre, le strane sensazioni che provava nell'indossare l'orecchino. Ha dato un significato a quello strano copricapo, ci ha ricamato sopra il pudore e la timidezza di una ragazza costretta a diventare una domestica per ragioni economiche, insomma, ha creato una storia bellissima partendo da un "semplice" quadro e per questo merita la mia approvazione!

Ci sono bambini a zigzag



Ho finito di leggere questo libro un istante fa. Non ho scelto io di leggerlo, me lo ha detto la prof. Non ho mai svolto un compito a casa con così tanto piacere. Ho ancora gli occhi lucidi. Non che la storia finisca male, anzi, è finita così bene che mi sono sentita il cuore palpitare. Sembrava quasi una favola: una di quelle che mi leggeva mia madre da bambina. E vissero per sempre felici e contenti. Questo libro, che dire, l'ho adorato. Un bambino che si ritrova a fare un viaggio, proprio prima del suo tredicesimo compleanno. E quel suo misterioso rapitore, Felix, una specie di ladro gentiluomo in stile Lupin. E quella Lola Ciperola che, dal nome, mi sembrava un po' una Betty Boop, ma che poi si è dimostrata una nonnina premurosa. La madre di Nono, Zohara è il centro di tutta la storia. Fin dall'inizio ci si chiede che tipo di persona possa essere, ma io me la sono immaginata tutta l'opposto di quella che era in realtà. Ma il personaggio più importante, senza il quale la storia non sarebbe andata avanti, è Gabi. Gabi che si veste sempre di nero -perchè il nero smagrisce- Gabi che vorrebbe essere un po' Felix Glick e un po' Lola Ciperola, Gabi che sente il mal di mare pure quando è sulla spiaggia. Per Nono Gabi non è nè una mamma nè una matrigna: è Gabi e basta. Nè più nè meno.
Ho riflettuto molto su questa cosa dei bambini a zigzag. Non so se è questo che voleva farci intendere Grossman, tuttavia io l'ho pensata così. Nel mondo esistono personalità diverse. Alcune sono più strane, più spigolose, degli altri. Alcune persone sono troppo diverse per essere accettate. In un mondo di bambini rotondi, di bambini quadrati, di bambini a triangolo, c'è un posto per i bambini a zigzag? Quelli che danno più problemi, quelli che si comportano in maniera diversa, quelli che non sanno che strada scegliere, quelli che hanno momenti felici e momenti tristi, insomma, quelli che sono a zagzag. Secondo me siamo tutti un po' a zigzag, ma non lo diamo a vedere. Forse questo lato di noi ci fa paura, forse preferiamo essere come gli altri per essere accettati. E abbiamo paura di quelli che hanno il coraggio di tirare fuori la propria anima a zigzag. Mi piace questa parola. E' una parola boomerang. Va avanti e poi torna indietro, come un dondolo, come un'altalena o come una culla che ondeggia mentre la mamma conta una ninnananna. Zig... e fa via... zag...e torna indietro. Zig zag, zig zag, din don, tic toc. mi piace. Mi sembra di sciare. Fare lo slalom tra gli alberi. Zigzag. Tagliuzzare un foglio di carta. Zigzag. Come una scavatura a forma di fulmine sulla parete per non piangere

Memorie di una Geisha

Ho voluto leggere questo libro perchè affascinata dal mondo orientale, un mondo cisì diverso, un mondo così magico. Mentre leggevo, mi sentivo completamente nei panni si Sauyuri, ma, dopotutto, io mi ritrovo sempre nei panni dei personaggi dei libri. Questa volta però, i panni non sono i soliti jeans e maglietta, ma uno splendido Kimono, con un colorato obi allacciato impeccabilmente dietro la schiena. E l'acconciatura dietro la testa, così complicata da costringermi a dormire su una specie di impalcatura di legno. E intanto raccolgo più informazioni possibili sul giappone. Mi segno ogni parola in giapponese come se valesse oro. Ripeto ad alta voce la filastrocca
"nemure yo ii karei yo
niwa ya makiba ni
tori mo hitsuji mo
minna nebureba
hoshi wa mado kara
gin no hikari yo
sosogu, kono oru"
Non voglio dirvi il significato di questa filastrocca per due motivi. E bellissimo solo ripeterle e lasciarsi cullare dal dolce suono delle parole, parole sconosciute, parole misteriose. Inoltre voglio lasciare in voi della curiosità: cosa vorrà dire questa poesia? Basta prendere in mano questo libro e cercarlo. E mentre curioserete alla ricerca di questa filastrocca troverete decine di parole che non avete mai sentito. Lo sapevate che in giappone Nezumi vuol dire topo? E che le Geishe suonano lo Shaminsen e cantano in stile Nagauta? A poco a poco, sfogliando il libro, vi verrà voglia di scoprire di più e allora inizierete a leggerlo. Leggerlo sarà come dissetarvi dopo molto tempo passato nel deserto. E quando finirete avrete voglia di saperne di più

venerdì 4 aprile 2008

concorso

A scuola facciamo un concorso dove dobbiamo leggere un libro (scelto da loro) e inventarci una storia sulla base di quel libro.

Il vincirore riceverà 200 euro di buono da spendere in libri, il secondo classificato 100 e il terzo 50.
vediamo un po' questo libro...






Sembra interessante... si chiama " d'un tratto nel folto del bosco".
Proviamo a leggerlo...






Bello, ma ora devo inventarmi la storia...

Fatto ora non posso che sperare che il mio racconto piaccia!
vi faccio sapere!

giovedì 3 aprile 2008

La mia parte di camera


Vi mostro la mia disordinatissima parte di camera (la divido con mio fratello)